Cos’è e come nasce l’arte del body painting

La tecnica del ‘body painting’, conosciuta anche come ‘pittura del corpo’ o ‘dermocromìa’, rientra nella categoria di ‘arti del corpo’, e cioè quelle forme di espressione artistica che utilizzano il corpo come linguaggio o comunque mezzo di comunicazione. Le origini di questa bizzarra forma d’espressione artistica risalgono, come era facile intuire, ad ere preistoriche, quando antiche tribù africane, indiane e centroamericane utilizzavano questa tecnica soprattutto per scopi religiosi, in riti propiziatòri (specie prima di una battuta di caccia), ed anche per allontanare il malocchio e gli spiriti maligni.

Tra le altre cose, sembra che i colori usati fossero anche in grado di funzionare come repellente per insetti e come strato di protezione per il corpo stesso; ecco speiegato perché gli antichi popoli tribali di quelle zone erano quasi sempre tutti dipinti! Alcuni studi portano ad una ipotesi (che sembra oggi la più accreditata) che la prima popolazione ad utilizzare la tecnica del ‘body painting’ sia stata quella degli Aborigeni australiani che, più o meno attorno al 60.000 a.C., già suolevano dipingere il proprio corpo e procurarsi ferite o cicatrici, tutto ciò sempre per fini prevalentemente religiosi.

Quali sono i colori più usati nel body painting e perchè

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Nella preistoria i colori utilizzati dalle tribù primitive erano ovviamente di origine minerale o vegetale, come ocra, gesso, creta, o liquidi ottenuti con la macerazione di foglie, semi e frutti, spesso combinata addirittura con le loro feci ed il fango. Gli elementi necessari per creare colori erano presenti generalmente nella natura circostante, nel luogo stesso dove era stanziata la tribù; i pigmenti colorati contenuti in piante e fiori rappresentavano infatti tutto ciò di cui essi avevano bisogno per creare delle tinte di colore in modo naturale.

I colori ottenuti venivano cosparsi sul corpo con le dita, o in certi casi anche utilizzando un piccolo stampino di terracotta o di legno detto ‘pintadèra’; ogni colore aveva un significato ben preciso, così come le linee o i simboli che venivano disegnati su un corpo (generalmente quello di un guerriero o di una persona che si pensava fosse vittima di malocchio o posseduta da spiriti maligni). Il grigio rappresentava la senilità, e quindi la saggezza, il giallo era il colore della speranza e dell’intelligenza (accostato ai giovani), il blu significava serenità e tranquillità, il bianco purezza, il nero mistero, ed il rosso il coraggio e la passione.

La pittura facciale

Probabilmente la tecnica del ‘body painting’ nacque proprio colorando il volto, anzi gli studiosi sono certi di questa teoria; gli antichi suolevano infatti tracciare delle linee sul viso, specialmente quando erano in procinto di partire per una grande battuta di caccia nella selva, e lo facevano un po’ per mimetizzarsi tra i cespugli, un po’ per tenere a bada gli spiriti maligni ed invocare invece protezione alle loro divinità.

Sia come sia, l’arte della decorazione del volto ha assunto nel tempo forme e significati sempre più particolari, continuando sì ad essere utilizzata ancora oggi, ma in modo completamente diverso e per scopi di tutt’altro genere. Possiamo dire (tanto per tornare a parlare di epoche più moderne) che la pittura facciale è in un certo senso tornata in voga negli anni 60 con la generazione degli hippies, la maggior parte dei quali dipingeva il simbolo della pace sul volto; ancora oggi questa pratica è comunque utilizzata spesso, specialmente in occasione di feste in maschera, ricorrenze particolari o anche per eventi sportivi o culturali, ma i significati non sono certamente gli stessi.

Tecniche moderne di body painting

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Tanto per iniziare, le prime differenze tra quella che era la pittura corporale anticamente e quello che invece è oggi il ‘body painting’ stanno, oltre che nel nome stesso, nei materiali utilizzati; colori sintetici assolutamente atossici e non nocivi per la pelle umana (spesso prodotti da grandi multinazionali della cosmetica), vanno ad implementare quelli naturali, e la durata della loro permanenza sulla pelle si può decidere in assoluta libertà.

L’Hennè, ottenuto dalla macerazione di un piccolo arbusto spinoso appartenente alla famiglia delle piante Lythraceae, è il classico esempio di colore naturale ottenuto con la sola aggiunta di acqua; la sua durata media può variare da 7 a 15 giorni, e dipende, ovviamente, dalla quantità utilizzata. I colori ad acqua (atossici anch’essi) sono un’altra valida alternativa a cui ricorrere, ed hanno una durata di appena due ore, scomparendo già con l’acqua della prima doccia.

La pittura corporale con effetti speciali

Se anticamente dipingersi il corpo poteva servire alle tribù indigene di centroamerica, India ed Africa per riti di stregonerìa, per invocare la protezione divina contro il male, o magari semplicemente per adattare la forma del corpo a quella del bosco, mimetizzandosi meglio per riuscire a catturare grossi animali, si può tranquillamente affermare che oggi sono rimasti in pochi quelli che utilizzano questa tecnica per tali scopi, e che la pittura corporale ha imboccato una strada totalmente diversa da quella su cui è nata.

Oggi chi pratica il ‘body painting’ ricorre a nuove tecniche, usa materiali all’avanguardia, ricorre a piccoli ‘trucchi scenici’; ovviamente tutto questo non ha assolutamente nulla a che vedere con la religione o con i riti propiziatòri di caccia, ed è comunque sempre molto suggestivo assistere dal vivo a rappresentazioni pittoriche eseguite su corpi umani, specie se l’artista che le esegue utilizza, come fanno molti, protesi finte o comunque accessori atti ad aumentare la scenicità del tutto per sbalordire lo spettatore.

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