La storia della prostituzione a Catania

Oggi giorno incontrare ragazze di compagnìa a Catania è davvero facilissimo entrando in pagine web come https://www.millerotici.com/escort/sicilia/catania/ nelle quali le donne offrono i loro servizi sessuali orgogliosamente, indossano abbigliamento griffato e sono ben integrate nella società. Tuttavia non è sempre stato così… come si riuscì a progredire, uscendo fuori da quella condizione di emarginazione sociale che esisteva in passato fino a giungere a quella attuale?

Se facciamo marcia indietro fino all’anno 1200, la situazione non assomigliava per niente a quella attualmente esistente. A quel tempo le prostitute erano considerate esseri inferiori nella città siciliana di Catania. Venivano emarginate ed escluse dalla società, vivevano disagiatamente in capanne fuori delle mura della città e rientravano al suo interno per svolgere i propri servizi quando venivano richiesti.

L’apertura della prima casa di appuntamenti fu fatta nel 1432

Circa 600 anni fa, forse prima ancora che Cristoforo Colombo mettesse piede in America, nella città siciliana di Messina si inaugurò il primo bordello pubblico regionale. Fu un momento specialmente impattante per la Sicilia, considerata fino ad allora un posto religioso e casto.

La decisione del comune di autorizzare l’apertura di questo bordello non passò inosservata e ben presto il locale di donne bellissime seminude, uomini ricchi -generalmente maturi o addirittura anziani – camerieri che servivano da bere ai presenti, e musica dal vivo.

La necessità della prostituzione, difesa anche da Tommaso D’Aquino

Il famoso santo nato in Sicilia giunse a paragonare la prostituzione ai pozzi neri dei palazzi. ‘Eliminali, ed il palazzo intero si trasformerà in un posto zozzo e maleodorante’. Da ciò la società iniziò a comprendere che la prostituzione, anche se continuava ad essere mal vista, era forse necessaria per tenere sotto controllo la forte domanda di questi servizi.

Di sicuro, l’infedeltà era ancora vista molto male, a tal punto che perfino una legge proponeva un castigo severo a tutti coloro che tradivano il proprio coniuge: gli tagliavano il naso. Ciò, oltre ad essere estremamente doloroso, lasciava un segno indelebile che consentiva di riconoscere subito le persone che avevano commesso questo tipo di errore.

Federico II di Svezia, uno dei primi a difendere l’incolumità fisica delle prostitute

Federico II di Svezia approvò una legge che condannava alla pena di morte tutti coloro che abusavano, aggredivano o picchiavano una donna di compagnìa. Questo sì, la prostituta doveva fornire prove evidenti dell’accaduto negli 8 giorni successivi all’avvenimento dei fatti, doveva provare che durante l’atto di violenza lei aveva gridato per chiedere aiuto, e doveva inoltre esserci un testimone ad aver ascoltato questi lamenti.

L’omicidio di una donna infedele, assolto dalla legge italiana nel 1498

Prima dell’anno 1500 si approvò una nuova legge che regolamentava le infedeltà in Italia. Giovan Pietro Apulo fu uno degli incaricati di firmare ed approvare una sanzione molto discussa che consentiva al marito di poter uccidere la moglie e l’amante a patto che li cogliesse in flagranza di reato, ed era obbligato a farlo in quel preciso momento, altrimenti poteva essere condannato lui per omicidio premeditato.

In questo frattempo, le donne che svolgevano la professione di prostituta dovevano andare in giro coi capelli sciolti ed il viso ben in vista, mentre le donne fedeli e pulite dovevano coprirsi con un velo come segno di purezza.

Il boom economico delle prostitute

Nonostante l’emarginazione che soffrivano, circa cento o duecento anni dopo, le prostitute iniziarono ad acquisire tanto di quel potere economico da potersi permettere di comprare carrozze, eleganti abiti di seta, gioielli e tante altre cose.

Fu così che il governo decise di promuovere il completo reintegro delle prostitute all’interno della società con una legge che permetteva loro di svolgere questa attività, regolarizzandola affinché potessero ricevere controlli sanitari periodici, e fissando un orario in cui le meretrici potevano ricevere le loro visite fino alle 3 del mattino.

La legge Merlin che chiude le case di tolleranza

E fu così che si giunse alla attuale legge che regolamenta la prostituzione, legge attorno alla quale la socialista Merlin focalizzò tutti i suoi interessi politici provando a chiudere le case di tolleranza a tutti i costi per evitare gli abusi ai quali erano soggette le donne in quel periodo, e difatti questa legge, molto lontana dal garantire i diritti delle prostitute, fi bistrattata esattamente come fu fatto con le precedenti.

Finalmente la legge Merlin fu approvata ed è tuttavia in vigore al giorno d’oggi e, sebbene la prostituzione si sia mantenuta in una condizione di precarietà e le ragazze di compagnìa non ricevano trattamenti denigratòri come ricevevano secoli fa, tuttavia c’è chi vuole modificare questa legge, o per cercare di dare un taglio alla prostituzione in genere, o per regolamentarla in tutti i sensi, con l’obiettivo che le prostitute siano, finalmente, accettate nella società come parte integrante della stessa.

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